Ripensando all’Iab Form di Milano 2010: gli operatori devono fare cultura!
Le aziende però dal canto loro devono decidere di avere nel budget l’aggiornamento professionale verso queste tematiche. Facendo si che al loro interno vi siano persone capaci di investire il proprio tempo in questa direzione, ma anche in grado di valutare la qualità dei servizi offerti dagli operatori della comunicazione.
Il sapere e la formazione tolgono dal mercato ai ciarlatani 😉
Se consideriamo che giustamente le aziende trovino il tempo per investire in conoscenza!
Quando questo è un elemento fondamentale per l’impresa: concorrenza, adempimenti legislativi e fiscali.
Credo di poter affermare che la comunicazione sia un elemento vitale, ma nella cultura d’impresa italiana si naviga a vista in molte aziende, sperando in una possibile soluzione casuale.
Esistono tanti contenuti gratuiti: convegni, libri, siti, blog, slide, pdf, video in rete.
Basterebbe considerare che nella vita lavorativa sia normale informarsi per formarsi.
Gli operatori che fanno del loro business la comunicazione potrebbero cooperare anche alla di la dell’associazione, per diffondere in maniera sistematica e organizzata la formazione sulla materia.
Come un mercato parallelo alla formazione a pagamento, che permette alle persone e alle imprese di acquisire conoscenze di primo livello. Apprendendo così le teorie e le metodologie, che in seguito applicheranno alle loro attività di marketing e comunicazione con differenti volumi d’investimento.
La diffusione e la conoscenza del “keyword advertising” è tuttora supportato da google con la formazione gratuità. Infatti, gli investitori pubblicitari non sono solo clienti indiretti provenienti dai centri media.
Manca credo una strategia e una scelta dei canali, dove creare l’incontro tra operatori e aziende.
Credo che vi sia una necessità condivisa che potrebbe essere colmata da un servizio basato sul Crowdsourcing, promosso dagli operatori in forma gratuità. Un esempio lo è stato “Codice Internet” per certi versi